Per caso

Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non sono lì, non dormo.
Sono mille venti che soffiano.
Sono la scintilla di diamante sulla neve.
Sono la luce del sole sul grano maturo.
Sono la pioggerellina d’autunno.
Quando ti svegli nella quiete del mattino.
Sono le stelle che brillano la notte.
Non restare a piangere sulla mia tomba.
Non solo lì, non dormo.

Anno dopo anno è sempre più difficile trovare le parole per ricordarti ma poi improvvisamente, quando si avvicina questo giorno, mi capita per caso di leggere qualcosa che mi colpisce. Qui in questo mondo, si chiama “per caso” il tuo modo di parlare e di sceglierti canzoni, frasi o poesie che ti piacciono e che parlano di te. Le scegli come se sfogliassi un libro con la mano indicando con il dito quella che ti piace, ed il messaggio che invii è sempre lo stesso: tu sei sempre con noi in qualunque posto noi siamo.

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Narciso, parole di burro

Può una persona che credevi di conoscere, cambiare totalmente rivelando un’ altra se stessa? La risposta è sì e questa persona ha un nome: si chiama narcisista.

Io ne ho incontrata una e questa è la mia storia.

Quando il narcisista si presenta lo fa nel migliore dei modi: è gentile, educato, attento, affabile, ti tratta e ti corteggia come se tu fossi la persona migliore che abbia mai incontrato e ti vuole tutto per sé. Ti apre subito la porta di casa e ti porta nella sua vita, ti presenta alla famiglia e agli amici, vuole conoscere tutto di te e dopo pochi mesi ti propone anche la convivenza perché sei la persona giusta che aspettava da sempre.

Per un periodo anche abbastanza lungo, sei al centro delle sue attenzioni e ti fa sentire importante soprattutto se davanti a sé trova qualcuno diffidente a cui deve dimostrare tutto il suo valore. Il narcisista conquista la tua fiducia e prima o poi, anche se sei una persona equilibrata che non si lascia andare facilmente alle prime moine, cedi e fai l’errore più grave: credi che quell’interesse sia sincero.

Invece accade che il narcisista si annoi perché una volta che ha conquistato l’oggetto del suo capriccio, non gli basta più, ha bisogno di altro, di un qualcosa di nuovo che lo faccia sentire importante. E non si accontenta di essere in cima alle tue priorità perché non vuole attenzioni da te, ma da qualcosa che è ancora ignoto, qualcuno che ancora non conosce e che va a cercare per far ricominciare il ciclo patologico del suo modo di agire.

La ricerca, ovviamente, avviene in totale anonimato, alle tue spalle e con l’inganno, attraverso chat appositamente dedicate o in luoghi di dubbie frequentazioni. Il narcisista è un professore esperto di rispetto e buone maniere che elargisce consigli a chiunque, giudicando i comportamenti degli altri, ma quando si tratta di se stesso, si comporta in tutt’altro modo: mente, nega, e cerca di farla franca. E spesso ci riesce perché solitamente il narcisista si rapporta con persone semplici che raggira facendo la vittima, ponendosi sempre in una posizione subordinata, in modo da evitare il confronto. Non chiede mai scusa e se lo fa, ha sempre una giustificazione per il suo comportamento perché se ha sbagliato è per colpa tua. Appare empatico ma non lo è, il narcisista utilizza i tuoi problemi come palcoscenico dove mettere in scena se stesso e mostrare a tutti quanto è speciale perché l’unica cosa che gli interessa veramente è mantenere integra la sua immagine pulita da brava persona.

Nella mia storia il narcisista non è riuscito a raggirarmi perché, purtroppo per lui, non ha incontrato una persona debole, bensì il sottoscritto che non è stupido e negli anni ha imparato a leggere molto bene tra le righe dei comportamenti poco chiari che, una volta venuti fuori, hanno rivelato la sua vera indole ipocrita e bugiarda.

Quando la realtà non è più discutibile e fare la vittima non funziona più, il narcisista chiude i rapporti, taglia qualsiasi tipo di contatto, smette di rivolgerti la parola e ti cancella come se non fossi mai esistito. Perché se fare la vittima non funziona più con te, c’è sempre la possibilità che la tecnica possa funzionare con gli estranei a cui poter raccontare un’altra verità ed un’altra storia, dove quello umiliato ed infangato è lui che si ritiene talmente superiore da vivere in un mondo parallelo dove lui si piace proprio tanto (cit.).

Racconto la mia storia perché oggi sono pieno di rancore e scrivere mi aiuta a buttare fuori il veleno che certa gente ti lascia dentro. E magari aiuta qualcuno a fuggire da una persona simile perché un narcisista ama solo se stesso, l’altro è solo un pezzo di puzzle che gli manca nel suo quadro di vita apparentemente perfetta. E poi chissà, queste parole potrebbero anche arrivare a destinazione così il mio narcisista potrà sapere quanto disgusto provo nei suoi confronti.

Ma cosa ti lascia un narcisista dopo che è passato nella tua vita?

Nella mia lista personale delle cose che ho imparato, resta il piacere della colazione fatta al bar, la bontà delle melanzane arrostite, l’utilità dello scaldino in bagno quando la mattina fa freddo, il calore delle lenzuola di flanella durante l’inverno, l’uso dei tendiscarpe per preservarne la forma e l’abitudine di tostare il pancarrè per colazione perché è più buono. Ma nella mia lista ci sono anche le bugie, la negazione della realtà e le accuse di ingiuria, i fatti raccontati in modo distorto per tornaconto personale, la mancanza di rispetto da chi il rispetto lo pretende ed il vittimismo usato come arma da puntare contro una persona.

Insomma, guardando questa lista di pro e di contro, è evidente che non ne è valsa la pena e resta in bocca l’amara consapevolezza di quanto sia difficile essere felice e restare una persona corretta. Per un narcisista sei sempre stato nulla e di questo fai i conti con gli interessi.

Ma quando con il tempo questo debito sarà saldato, resterà ancora la certezza che prima o poi scriverò un lista piena solo di cose positive e belle, perché l’unica medicina per espellere tutto questo veleno è mettere in cima a quella lista sempre prima me, la mia dignità, la stima e l’amore verso me stesso.

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Se mi ami non piangere

Se mi ami non piangere.
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo,
se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine,
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio,
dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli
al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te:
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato nel tempo,
anche se tutto era allora così fugace e limitato.

Ora l’amore che mi stringe profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più, se veramente mi ami!

Non piangere è la parte più difficile ma continuare a ricordarti ed amarti è assolutamente semplice.

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Dieci anni

“Se un giorno non mi vedessi più varcare la soglia della porta
come sono solita fare,

alza gli occhi al cielo turchese di un nuovo giorno
e cercami fra le stelle che accendono la luce della volte celeste,
fra le odoroso ginestre gialle che incorniciano le nostre colline.
Cercami negli occhi di chi ami.
Cercami nel silenzio del tuo Cuore

Dieci anni e non è cambiato nulla.

Ti abbiamo pensata e cercata, ricordata ed amata sempre, tutti i giorni, ogni giorno sempre più intensamente perché l’Amore non si divide, ma si moltiplica.

Continueremo così ancora, per altri dieci anni, per altri ancora, per sempre, perché dieci anni possono essere un periodo lungo della vita, ma si trasformano in un attimo breve quando il pensiero vola su di te.

Dieci anni ed un vuoto che tu hai colmato ogni volta che sentiamo il cuore pieno d’Amore.

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Vita con Noè

Ho sempre desiderato avere un cane, è sempre stato, per me, l’animale domestico per eccellenza, non esisteva “gatto” che poteva sostituire la gioia di avere un cane.

Quando vivevo a Napoli mia mamma è sempre stata contraria ad un animale in casa e da quando vivo da solo, ho sempre rimandato questa decisione perché pensavo di non potergli dedicare tempo e che non sarei stato in grado di gestirlo.

Ma ho sempre immaginato tutto di lui: la razza, la taglia ed il nome. Il mio cane si sarebbe chiamato Leo!

Lo scorso Novembre, il mio amico Michele decide di prendere una cucciola di amstaff, Rea, uno spettacolo di cane, dolcissima e bellissima, un vero amore.

Passo le giornate ad osservare Michele impegnato nella gestione e nell’educazione di un cane che per sua natura ha un carattere tosto, senza mai rinunciare ai suoi impegni ed alla sua vita.

In me scatta di nuovo il desiderio di vivere questa esperienza ed inizio a guardare le pagine Instagram dei canili di Roma. Volevo adottare un cane già adulto in modo da “saltare” tutta la fase iniziale, molto impegnativa, che i cuccioli comportano.

Vedo la foto di un cane, Borbotto, mi colpisce il suo sguardo e soprattutto la sua storia di cane maltrattato. Vado a conoscerlo ed è amore a prima vista. Dopo una settimana, decido di adottarlo, gli trovo addirittura un nome più carino, Giotto, ed inizio l’iter di adozione, che prevede una serie di incontri con il cane in canile in modo da abituarlo al nuovo padrone e creare un legame con lui. Purtroppo al secondo incontro, e senza un motivo, Giotto mi azzanna al braccio e, dopo un bello spavento ed un po’ di antibiotico, consigliato da un’educatrice ed una comportamentalista cinofila, rinuncio all’adozione.

Preso dallo sconforto ero sul punto di rinunciare, quando Michele trova l’annuncio di un cagnolino, Oscar, adottabile da un rifugio di Frosinone. La foto e la descrizione di Oscar mi colpiscono e telefono alla volontaria. Passo un’ora e mezza a rispondere ad una marea di domande, finalizzate ad accertare il bene dell’animale, e compilo un questionario di ben 8 pagine per testare la mia capacità di adottare. La prima domanda “che nome daresti al tuo cane”, che credevo sarebbe stata la più facile, diventa improvvisamente la più difficile.

Quel “Leo” sempre immaginato per il mio cane non si addice al viso di Oscar. Guardavo la sua foto e Leo non mi piaceva più. Inizio a leggere siti con nomi di cane e ad un certo punto il colpo di fulmine: Noè, un nome un po’ buffo per un cagnolino, che almeno dalla foto, mi faceva ridere.

Consegno il questionario ed il giorno dopo, mentre attendevo la telefonata per fissare un primo incontro, mi chiamano per dirmi che Noè è stato morso in canile e che bisogna accelerare l’adozione.

Io non ho mai creduto alle coincidenze e quell’episodio per me è un segno: entrambi siamo stati morsi, non ci sono dubbi per me, Noè è il mio cane.

Incontro la prima volta Noè, insieme a Michela la ragazza che poi diventerà la sua educatrice, per avere anche un suo parere.

Dicono che sia il cane a sceglierti: Noè ha iniziato a scodinzolare non appena ha visto la mia auto entrare nel parcheggio dove mi aspettava.

Da due mesi la mia vita è cambiata ma non nel modo che credevo. Credevo mi avrebbe pesato l’impegno, come portarlo fuori soprattutto la sera, credevo che la gestione di un cane mi avrebbe messo in crisi. Ma non è stato così, nonostante non siano mancati i problemi (tosse canina e vomito dopo 10 giorni, ad esempio). Anzi, a volte lo guardo dormire e mi chiedo come ho potuto aspettare così tanto prima di fare un’esperienza del genere, bella da tutti i punti di vista.

Non sarò mai quel tipo di persona che inizia a considerare un cane come una persona di famiglia, Noè per me rimane comunque e sempre un animale e tante cose non gli sono e non gli saranno mai concesse, come, ad esempio, dormire sul mio letto o stare sotto il tavolo mentre mangio.

Non so ancora se sarò un bravo padrone e se sarò in grado di gestire un impegno così lungo e costante, ma quello di cui sono sicuro è che non smetterò mai di dedicargli il mio tempo perché solo così potrò ottenere un cane educato, grazie alle regole che gli sto dando con il supporto di Michela, la sua educatrice.

Il mio obiettivo è rendere Noè un cane felice e dargli una vita sicuramente migliore di quella che aveva vissuto prima di incontrare me. In questi due mesi l’ho visto legarsi a me ogni giorno di più e questo mi porta a pensare che sono sulla buona strada per raggiungere il mio scopo.

La mia scelta non mi è mai pesata nemmeno per un attimo, non mi sono mai pentito di averla fatta. Ho iniziato un viaggio, un viaggio nuovo che ogni giorno mi riserva una sorpresa per un progresso che raggiunge o mi strappa un sorriso per una cosa buffa che lui fa.

Vivo una vita un po’ diversa rispetto a prima, fatta di nuovi orari e nuove abitudini, di nuove esperienze e di nuove amicizie. A volte penso sia una vita anche migliore ma forse è semplicemente la mia vita con Noè.

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Eterna presenza

Non importa che non ti abbia,

non importa che non ti veda.

Prima ti abbracciavo, prima ti guardavo, ti cercavo tutta, ti desideravo intera.

Oggi non chiedo più né alle mani, né agli occhi, le ultime prove.

Di starmi accanto ti chiedevo prima, sì, vicino a me, sì,sì, però lì fuori.

E mi accontentavo di sentire che le tue mani mi davano le tue mani, che ai miei occhi assicuravano presenza.

Quello che ti chiedo adesso è di più, molto di più, che bacio o sguardo: è che tu stia più vicina a me, dentro.

Come il vento è invisibile, pur dando la sua vita alla candela. Come la luce è quieta, fissa, immobile, fungendo da centro che non vacilla mai al tremulo corpo di fiamma che trema.

Come è la stella, presente e sicura, senza voce e senza tatto, nel cuore aperto, sereno, del lago.

Quello che ti chiedo è solo che tu sia anima della mia anima, sangue del mio sangue dentro le vene.

Che tu stia in me come il cuore mio che mai vedrò, toccherò e i cui battiti non si stancano mai di darmi la mia vita fino a quando morirò.

Come lo scheletro, il segreto profondo del mio essere, che solo mi vedrà la terra, però che in vita è quello che si incarica di sostenere il mio peso, di carne e di sogno, di gioia e di dolore misteriosamente senza che ci siano occhi che mai lo vedano.

Quello che ti chiedo è che la corporea passeggera assenza, non sia per noi dimenticanza, né fuga, né mancanza: ma che sia per me possessione totale dell’anima lontana, eterna presenza.

Passano gli anni, ma non cambia niente perché, come dici tu, è “l’amore l’ingrediente segreto”.

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Fino a te

Da quaggiù ogni orizzonte è diverso, supera l’ovvietà delle nostre vite scosse da un amore che supera il tempo e va oltre ogni logica e regola.

Da quaggiù ogni parola ha un colore diverso, rompe il silenzio, supera la paura ed accende l’emozione ed il ricordo che danno speranza alla nostra forza.

Da quaggiù ogni luogo è diverso ed ha senso di te, nei dettagli, nelle coincidenze, nelle sensazioni che si provano ritornando dove sei stata anche tu, che ora sei dappertutto insieme a noi.

Da quaggiù ogni giorno, vissuto da allora senza di te, cerca un “perché” che non trova mai un senso, perché un senso non esiste, non c’è ragione umana per tanto dolore.

Da quaggiù ogni istante ha il tuo nome e profuma di ogni tuo gesto che ci fa vivere e sorridere.

Da quaggiù volano pensieri per te, legati ad un palloncino che non si ferma mai, vince il tempo e sale oltre le nuvole, al di là del cielo, fino a te.

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La forma di Te

“Incapace di percepire la forma di te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque.” (La forma dell’acqua)

Ho visto questo film in aereo l’estate scorsa in volo verso l’America ma solo qualche giorno fa ho prestato più attenzione a questa frase che ho riletto su internet per caso.

“Per caso”. Un’espressione in cui, da 7 anni, non credo più, soprattutto quando inizio a scrivere qualcosa di Te con il timore di non sapere cosa dire, ma poi improvvisamente mi trovo a leggere qualcosa che mi ispira e che mi sembra un messaggio chiaro e lampante di ciò che tu vuoi farci sapere.

Non siamo più in grado di vederti, ma abbiamo sempre sentito forte la tua presenza attraverso l’Amore che ci mandi dal Posto dove ci aspetti e da dove segui le nostre vite e da cui ogni tanto, quando proprio non resisti, intervieni a darci una mano.

I segni che ci mandi sono “strane casualità” per gli altri, ma non per noi, non per la tua famiglia che ti ha conosciuta fino in fondo e che sa capire che quelle casualità sono il tuo modo per dirci cosa faresti al nostro posto: se quella che stiamo per compiere è la scelta giusta o se una persona appena incontrata potrà essere importante per noi.

Arrivi tu prima di noi e quando ce ne accorgiamo il cuore batte in modo così forte che non si può spiegare e quel battito accelerato sei semplicemente Tu.

Sono trascorsi 7 anni, un tempo lunghissimo che però sembra essere sempre ieri e che non sarà mai un tempo passato perché tu ti rendi quotidianamente presente nelle nostre giornate.

Tu, la nostra bellissima principessa, che veste la forma dell’Amore, il vestito più bello che potesse indossare e che rende la tua presenza invisibile ma costante e ci unisce in un abbraccio forte che lascia addosso tutto il calore e la forza che solo la vita sa regalare, perché tu sei la Vita che lascia senza fiato e che umilia il cuore.

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Un giorno soltanto

Ed eccoci qui, ancora qui, con il calendario che ritorna velocemente su un nuovo 19 Gennaio che è arrivato a ricordarci di te.

Non importa quanto tempo è passato, che siano mesi oppure anni, a noi mancherai per una vita intera, nulla mai ci separerà da te.

Quest’anno sei lì, in compagnia di zia Lina, che hai sicuramente accolto con il tuo sorriso ricoprendola di abbracci, di baci e di amore.

Ti immagino così, insieme a lei, che ora le racconti come si vive su una nuvola, le mostri i punti da dove può vedere meglio ciò che succede quaggiù e le insegni come aiutarci e proteggerci come hai sempre fatto tu.

Mi sono chiesto spesso se anche tu senti la nostra mancanza così come noi la sentiamo di te tutti i giorni da ormai sei anni. Poi quest’estate, per caso, ho letto in un libro che un giorno in Paradiso corrisponde a 53 anni sulla Terra e ho sorriso pensando che ancora una volta, a modo tuo, mi stavi dando la tua risposta.

Per te sarà trascorso un giorno soltanto quando ci rincontreremo, un tempo piccolo piccolo che ti avrà risparmiato quel vuoto che abbiamo sentito noi e che regala una leggera carezza all’idea di poterti salutare così: ci vediamo “domani” principessa Emily.

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Bugie

Mentire è l’arma più pericolosa che ogni essere umano possiede; c’è chi mente in modo innocuo, chi con lo scopo di nascondere un segreto, chi con l’intenzione di raccontare un’altra realtà, chi mente a se stesso, chi per abitudine, chi per mancanza di coraggio.

La bugia crea una realtà che non esiste, in cui credi di vivere bene finché la verità non distrugge il vetro fragile che conteneva un mondo che non esisteva. La bugia ferisce, inganna, mette le proprie certezze in discussione.

E’ devastante scoprire che la persona che te l’ha raccontata, che credevi di conoscere e verso la quale era nata spontaneamente una fiducia incondizionata, si rivela improvvisamente un estraneo.

La bugia ti svela come una persona riesca a negare l’evidenza anche con altre bugie, tentativi stupidi per girarsi dall’altro lato e non vedere che la vita rimane sempre la stessa, anche raccontando un’altra realtà.

La bugia è imperdonabile e l’errore più grave che ho fatto quest’anno è stato quello di giustificarne l’esistenza ma non c’è alcun motivo valido per accettare la menzogna e cercarlo ti attira in un logorante vortice di contraddizioni, che non ti fa più distinguere il vero dal falso.

Chi mente fa del male alle persone e, per questo, va allontanato, odiato e dimenticato.

Il 2017 che se ne va è stato l’anno delle bugie. Bugie che mi sono state raccontate da persone che stimavo, persone che credevo non potessero mentirmi, persone in cui ho sperato ed investito affetto ed a cui mi sono legato credendo ai loro inganni.

Esistono abbracci, baci, carezze, lacrime, sorrisi diversi tra loro: alcuni si ricordano più di altri, altri sono indimenticabili, ognuno è speciale a modo suo, ma la bugia no, ha solo una caratteristica costante: fa solo e sempre male.

Addio 2017, porta via con te le bugie e tutte le persone che me le hanno raccontate e che non voglio vedere mai più.

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